Inauguro, con questo
post, una nuova sezione del blog dedicata a delle gustose ricette di
piatti dolci e salati. Ho intitolato questa rubrica 'ricette
filosofiche' perchè si tratta di ricette che celano una scelta, una
scelta di coerenza. Coerenza con cosa? Beh, ovviamente con l'essere
filosofi. Se, come ho già avuto modo di dire in questo blog, la
filosofia non è una teoria, ma una pratica, non è un dire, ma un
fare, allora dobbiamo essere filosofi in ogni momento della nostra
vita, dobbiamo essere, in quanto filosofi, coerenti con quelli che
abbiamo riconosciuto essere principi fondamentali.
E poiché inoltre, come
ho già detto, la filosofia per sua natura si spinge in ogni angolo
della nostra esistenza, allora non dovrebbe apparirci strano che in
quanto filosofi ci interroghiamo anche su ciò che serbiamo nelle
nostre dispense, cioè sul cibo che mangiamo.
A dire il vero, in altre
epoche lo stile di vita e le proprie abitudini alimentari non
costituivano aspetti separati dalla filosofia; pensiamo per esempio a
Pitagora e all'obbligo per tutti i pitagorici di astenersi dal
consumare carne. Ugualmente molti altri filosofi accolsero la scelta
vegetariana, e come loro anche alcuni Padri della Chiesa, come per
esempio San Girolamo.
Su questi e altri
filosofi avrò modo di parlare ancora in modo approfondito in altri
post. Intanto devo dire che, nel mio caso, non è stata la filosofia
a condurmi verso un rapporto più consapevole con il cibo, verso una
certa disciplina alimentare, ma piuttosto precise circostanze
personali: ho sposato un uomo vegano, che ama cucinare per me e così
mi si è spalancato davanti un mondo nuovo, che conoscevo solo
dall'esterno e superficialmente. Solo in un secondo momento ho
interrogato la filosofia al riguardo. A questo punto voglio precisare
che io non sono vegana, né vegetariana, non ho compiuto la scelta
etica che sta alla base di questo stile di vita, una scelta
fondamentale, e non sono sicura che un giorno la farò. Mi capita
ancora di nutrirmi di alimenti di origine animale. Tuttavia devo
anche riconoscere che seguendo spesso un'alimentazione vegana la mia
vita è cambiata, in un modo che mi dà benessere, fisico e psichico.
Ho scoperto come prendermi il piacere del cibo senza sacrificare il
mio desiderio di stare bene, e di sentirmi in armonia con me stessa e
con il mondo che mi circonda. Mi sono domandata se non si trattasse
di una semplice suggestione e ho capito che non lo è. Inoltre la
riflessione su questo tipo di scelta alimentare mi ha portato,
giocoforza, a riflettere su altre questioni connesse, prettamente
filosofiche, come il mio rapporto con la terra, con l'universo tutto
(oggi diremmo con il pianeta), con gli altri esseri viventi, e,
essendo io credente, anche con Dio e i suoi insegnamenti. Così è
stato naturale per me volgermi indietro ed interrogare i filosofi del
passato. Come si erano comportati loro a questo proposito? Qualcuno
di loro si era chiesto, come molti fanno oggi, cosa è giusto
mangiare e cosa no? Cosa è giusto per noi stessi, che, come diceva
Anassagora, diventiamo quello che mangiamo, ma anche per le altre
creature della terra. Mi torna in mente a questo proposito quanto ha
scritto in “Mangiar Sano e Naturale”(un manuale di consapevolezza
alimentare) il suo autore Michele Riefoli, parlando degli animali.
Questi sanno sempre cosa mangiare e cosa no, e lo sanno da subito,
senza il bisogno che qualcuno glielo insegni. E' l'istinto che li
guida. La loro natura si impone e li guida senza dubbi. E difatti non
sbagliano mai. Parlo di animali che vivono allo stato libero, non di
quelli allevati e nutriti dall'uomo. Siamo davvero sicuri che a noi
sia preclusa questa possibilità? Di lasciarci guidare dall'istinto e
dalla nostra natura nello scegliere cosa mangiare o no? Ancora una
volta ho interrogato la filosofia.
La mia ricerca in questo
senso è ancora in corso, perché ho scoperto che tanti sono i punti
di vista dei filosofi del passato e del presente, e ci saranno, su
questo blog, diversi post in cui affronterò questi argomenti. Per il
momento mi interessa unicamente accennare a questa tematica, poiché
mi offre l'occasione di aprire una piccola finestra su un nuovo modo
di vivere il piacere del cibo, un modo in cui trova spazio il
rispetto per noi stessi, prima di tutto, e per il mondo in cui
viviamo in secondo luogo.
Non si vuole qui fare una
critica a chi consuma un certo tipo di alimenti, o a chi non ha fatto
una scelta vegana (lo ripeto, io stessa non mi astengo in modo
assoluto dal consumare carne e pesce e alimenti di origine animale).
Ma il tema delle abitudini alimentari e le problematiche ad esse
legate sono diventate ormai terribilmente attuali; penso
all'importanza di prenderci cura del nostro corpo, ma anche
all'importanza di proteggere la terra e l'ambiente in cui viviamo.
Penso allo spreco di cibo di cui spesso siamo autori più o meno
consapevoli (a questo proposito proprio in questi ultimi mesi sta
prendendo sempre più piede
l'iniziativa
di distribuire
nelle scuole, soprattutto nella primaria, dei sacchetti lavabili
individuali con cui i bambini possono conservare e portare a casa il
cibo non consumato a mensa. Si tratta delle iniziative sono la “Good
Food Bag” di Legambiente e “La mensa che vorrei” di
Cittadinanzattiva),
penso ai vantaggi di cui tutta l'umanità e ogni forma
vivente potrebbe godere grazie ad una pratica più coscienziosa degli
allevamenti di animali, ecc. Come può un filosofo non considerare lo
stato del nostro pianeta e del nostro corpo, non interrogarsi su come
si può fare per migliorare le cose e magari sforzarsi di farlo.
Quello che voglio qui ribadire è che i miei, ancora parziali e
saltuari tentativi di fare tutte queste cose mi hanno portato un
donato benessere interiore.
E' certo che così come
sin dall'antichità ci sono stati filosofi che hanno abbracciato la
scelta vegetariana, così ve ne sono stati altri che l'hanno
osteggiata, come del resto accade anche oggi. Ognuno ha diritto alle
sue personali posizioni e convinzioni. Personalmente trovo incoerente
quantomeno ignorare il problema, ed esimersi dal prendere una
posizione al riguardo. Questo è quello che ho fatto anche io finora,
laddove invece avrei dovuto interrogarmi molto tempo fa, non solo in
quanto studiosa di filosofia, ma anche in quanto cristiana e
credente, e in quanto essere umano dotato della capacità di
ragionare e valutare. Non solo in quanto filosofi, infatti, ci viene
chiesto di esprimerci su queste importanti tematiche, ma anche
semplicemente in quanto uomini. Figuriamoci in quanto credenti. Per
questo ho iniziato a pretendere da me stessa maggiore coerenza, e
attraverso i post di questa rubrica vorrei interrogarmi circa tali
questioni.
Buona lettura e ... buon appetito!